ISSN 1989-1970

   Abril-2023

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https://reunido.uniovi.es/index.php/ridrom

 

 

 

Fausto Giumetti

Università degli Studi di Napoli Federico II

ORCID: 0009-0005-0875-8734

In memoriam Professore Antonio Palma  (1951 - 2023)

 

 

 

 

(GUIMETTI, F. In memoriam, Professore Antonio Palma (1951 - 2023). RIDROM  (on line) 30-2023. ISSN 1989-1970. p. 490-496.

https://reunido.uniovi.es/index.php/ridrom)

 

 

 

 

        

 

         In un commento rabbinico ai testi sacri si narra di Rabbi Meir, fermo caposcuola dell’ortodossia ebraica, allievo di un eretico, Elisha ben Abiyuh, detto Akher. Un sabato Akher e Rabbi Meir impegnati in una appassionata disquisizione che li vedeva distanti su aspetti cruciali della loro fede religiosa si accorsero di essere giunti al limite del tragitto che nel giorno di festa era permesso ad un ebreo osservante percorrere. Rabbi Meir, distratto, stava per varcare il limite di quel percorso, quando il suo eretico maestro, che sino a quel momento aveva confutato le posizioni ortodosse dell’allievo, lo fermò invitandolo a tornare in dietro, poiché egli non doveva procedere più avanti per seguirlo.

 

Per ricordare il magistero del Professore Antonio Palma questo apologo appare ai miei occhi, Suo allievo, quanto mai denso di significati.

 

Il Professore Palma non ha mai imposto ai propri allievi dei postulati ai quali adeguarsi, ma ha sempre cercato di fornire loro gli strumenti necessari per giungere a delle personali ipotesi, fermamente convinto che il vero maestro sia tale solo se pur depositario di profonde convinzioni, sedimentatesi in anni di studî, non esiga che i suoi discepoli le condividano acriticamente. Un maestro infatti non cerca seguaci, non vuole formare copie di sé stesso, bensì mira a educare intelligenze autonome. Palma ha sempre generosamente aiutato i propri allievi a coltivare e a maturare le vocazioni individuali, mai tradendo l’essenza delle rispettive inclinazioni.

 

Lungi dallo schernire l’ortodossia codificata, secondo una retorica della trasgressione cara agli spiriti banali, il maestro eretico della parabola esorta il discepolo ad osservare il sabato, che egli al contrario non crede corretto riconoscere. Così il Professore Palma, assumendo in molte occasioni posizioni che si distaccavano dalla dottrina consolidata – si pensi alle ricerche dedicate alla civitas romana, sfrondata delle sue caratterizzazioni identitarie, intesa quale status dell’individuo funzionale all’accesso di determinate prerogative – ha sempre insegnato a fare tesoro dei risultati conseguiti in dottrina, ma non per appiattirsi su questi, bensì per discuterli e prenderli come base per nuove riflessioni.

 

Antonio Palma è stato professore ordinario presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II; uomo delle Istituzioni (tra i molti incarichi si ricordano la presidenza del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, e, da ultimo, quella dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato); avvocato amministrativista tra i più importanti d’Italia.

Costantemente impegnato su temi coinvolgenti aspetti tecnico-giuridici in relazione con il contesto culturale, ideologico e socio-economico del mondo della Roma antica, con particolare riferimento alla ricostruzione delle strutture amministrative romane; all’incidenza di parametri metagiuridici nel momento responsoriale dei prudentes classici; alla vicinitas quale rapporto di solidarietà e conflittualità tra individui; al senso comune nella formazione della prassi normativa; alla formazione della regula iuris all’interno della dinamica processuale; alla destrutturazione della concezione identitaria della civitas romana.

 

Da tali indagini condotte superando gli esiti delle impostazioni esegetiche dommatico-pandettistiche, in nome dell’integrale storicità e relatività dell’oggetto di studio, colto nella sua dimensione più dinamica, ha avuto origine la monografia del 1980 “Le ‘curae’ pubbliche. Studi sulle strutture amministrative romane”; si tratta di una ricerca dalla struttura pioneristica che ha disvelato nuove traiettorie euristiche nella ricostruzione del modello burocratico dello ‘Stato’ romano, e che palesa ancora più emblematicamente la sua innovatività se calata nel momento storico della sua pubblicazione nel quale gli studi di diritto romano erano fortemente orientati al diritto pubblico, inteso come storia delle forme costituzionali assunte da Roma antica[1]. Con il contributo del 1984 su ‘civile’, ‘incivile’ (“Civile, incivile, civiliter, inciviliter. Contributo allo studio del lessico giuridico romano”, in Index, 12, 1983-1984, pp. 257-289) si palesò sempre di più l’interesse del Professore Palma per temi che, per mera comodità espositiva, potremmo qualificare come ‘trasversali’, connessi ai valori portanti del diritto e della società. Così argomenti quali civitas, vicinitas, fides, iustitia diventano paradigmi di una serie di lavori suggestivi, che si aprono ad un profondo, e mai scontato, dialogo con altri settori del sapere giuridico. Il rapporto tra principi, valori e coscienza sociale nella dimensione giuridica ingloba nella riflessione di Palma la prospettiva del pensiero giuridico romano in confronto serrato con il pensiero giuridico contemporaneo.

 

I contributi in materia di giustizia ne sono un esempio altamente significativo.

 

Hanno avuto una vasta risonanza nel mondo scientifico non solo romanistico anche gli ultimi scritti di Palma per i loro tagli innovativi e, si potrebbe azzardare, ‘anticonvenzionali’, soprattutto in tema di processualità e di cittadinanza; pagine connotate da una tensione costante a non scadere in forme di banalizzazione del dato storico di cui lo ius è inteso qualesua epifania.

 

Ed è qui che si può cogliere tutta l’elegante leggerezza con la quale lo Studioso ha indagato con velocità intellettuale e straordinaria puntualità, come ha scritto recentemente un grande Maestro quale Luigi Capogrossi Colognesi[2], la storia antica senza mai cessare di interrogarsi sul presente.

 

I temi di ricerca prescelti da Antonio Palma sembravano ‘cuciti’ su di lui non solo come romanista ma anche come persona; ed infatti aveva fatto degli interessi scientifici (si pensi alla benignitas e alla humanitas quali parametri decisionali metagiuridici) valori attuati quotidianamente, sol che si pensi alla sua straordinaria capacità nella vita professionale di mediare tra interessi confliggenti o alla tenerezza adottata nel “lessico familiare” verso la moglie Simona e gli adorati figli Maria Pia e Mario.

 

Nel Professore Palma ho avuto un Maestro al quale debbo quel poco di libertà interiore che possiedo e che Lui mi ha trasmesso trattandomi da pari a pari, creandomi non poche e non trascurabili difficoltà dinnanzi alla sua statura intellettuale ed umana, ma facendomi in tal modo capire che in un dialogo si è sempre pari, anche quando chi ci sta di fronte ha al suo attivo esperienze, prove superate, prestazioni intellettuali tanto più alte. 

 

È questa rischiosa e buona parità che mi ha trasmesso Antonio Palma, il quale ha insegnato a me, e a quanti gli sono stati vicini, ad affrontare la vita con responsabilità, rischiarendo a tutti noi, con il proprio benevolo sorriso –che si faceva ancora più dolce ogni qualvolta menzionava il nipotino Niccolò – il cammino, sia come Studiosi che come Uomini,ben meritandol’elogio dantesco: «Facesti come quei che va di notte / che porta il lume dietro e sé non giova, / ma dopo sé fa le persone dotte» (Dante, Purgatorio, XXII.67-69).

 

Fausto Giumetti

Università degli Studi di Napoli Federico II



[1]    Cfr. R. Cardilli, in F. Fasolino (a cura di), Identità e memoria. Omaggio di allievi e colleghi al prof. Antonio Palma, Torino 2022, pp. 10 s.

[2] L. Capogrossi Colognesi, in F. Fasolino (a cura di), Identità e memoria, cit., pp. 6 s.